Perché 22/11/63 è il capolavoro di Stephen King

Talvolta mi capita di iniziare un libro semplicemente perché tutti ne parlano bene, perché conosco altrettanto bene l'autore e ho letto tanto di suo, perché è ora di leggere proprio quel volume che da tempo aspetta in libreria e poi... BANG! Incontro uno dei libri della mia vita!!!
Questo è stato il percorso che mi ha portato alla lettura di 22/11/63 di Stephen King, libro che mi ha accompagnato per circa dieci giorni della scorsa estate, ma i cui effetti si stanno ancora facendo sentire, nell'onda lunga delle sensazioni e della nostalgia per i suoi personaggi e per le sue atmosfere.

Stephen King è uno dei miei autori di riferimento, di suo ho letto veramente tanto e se mi seguite almeno un po' saprete che proprio su di lui era incentrata la mia tesi di laurea.
Di King conosco ed amo soprattutto i suoi esordi e la produzione degli anni '80. Credo che sia uno scrittore molto complesso che si nasconde dietro la semplicistica definizione di "re dell'horror", quando invece è molto di più.
King è per me principalmente un narratore: avete presente i cantastorie medievali? Quegli uomini che si spostavano di castello in castello, raccontando, spesso accompagnati dalla musica, le storie che raccoglievano in giro, romanzate e arricchite di particolari? Ecco, per me King è il cantastorie 3.0! Perché crea qualcosa di magico quando lo si legge: il lettore viene trasportati in altri mondi, altri ambienti ed è così dentro la storia che non si riesce a mettere giù il libro fino a che non si è arrivati in fondo.

Facciamo che oltre ad un cantastorie sia anche un incantatore, un uomo che getta un'incantesimo al suo lettore e lo lega a lui per sempre, perché colui che legge King vuole sempre nuovi libri, ancora e ancora, come una droga.
Certo, non tutte le ciambelle escono col buco, come si suol dire e, personalmente, la sua serie della "Torre Nera" è uno dei miei ostacoli più grandi. Sono da anni ferma al secondo volume e proprio non ho la spinta per proseguire. Ed ecco spiegato il motivo perché per tanto tempo, anni per la precisione, mi sono tenuta alla larga da uno dei miei autori preferiti.
Ora che invece l'ho ritrovato così in forma, credo proprio che dovrò recuperare qualcosa della ultima produzione di cui in pratica so poco o nulla!

Volendo proprio esagerare io penso che con questo romanzone il nostro King abbia scritto il suo capolavoro, il punto più alto del suo narrare.

"E "L'ombra dello scorpione"? E "It"? Li liquidi così?"

Estimatori di King, sento da qui le vostre rimostranze, ma lasciate che vi spieghi: quelli sono senza dubbio capolavori, ma di genere: sono capolavori horror.
Qui il nostro bardo 3.0 fa qualcosa di più, alza l'asticella e ci dice: "Guarda come sono bravo! Tu lettore mi hai sempre considerato uno scrittore di genere, e invece no! Io posso scrivere di tutto, dalla fiaba (vedasi "Gli occhi del drago"), al romanzo hard boiler ("Colorado kid"), al giallo (la serie Mr Mercedes), al western (la suddetta serie della "Torre Nera"). Ed ora faccio qualcosa che non ti aspetti: ti sforno un  romanzone che è pura letteratura, un romanzo di fiction che frulla insieme tutto ciò che amo da sempre!"

Perché 22/11/63 è: 
1. un romanzo di fantascienza sui viaggi nel tempo
2. un romanzo storico che rievoca i fatti che hanno portato all'omicidio del presidente John Fitzgerald Kennedy per mano di Lee Harvey Oswald
3. un romance
4. un romanzo di narrativa incentrato sulla piccola provincia americana degli anni 50-'60

Il romanzo fa anche di più: non solo ti immerge nella sua magia, ma ti costringe a conoscere qualcosa di più sull'omicidio del presidente Kennedy.
Prima della lettura non sapevo quasi nulla della vicenda, avevo visto di sfuggita i filmati e le immagini che tutti conoscono, ma non ho mai visto il famoso film di Oliver Stone o mi ero appassionata al caso. Poi appena King ha iniziato a raccontare, mi sono sentita quasi in dovere di andare a documentarmi su quegli avvenimenti, su chi fosse Oswald, che volto avesse e su chi fossero gli altri personaggi che gravitavano attorno a lui. Ed è questo il consiglio che vi do: se volete godere appieno di questa esperienza, andatevi a leggere qualcosa su Wikipedia, non è una gran fatica, e potrete essere più preparati quando salirete sull'attrazione da parco dei divertimenti che King vi pone tra le mani. Vivrete un'esperienza da cui non vorrete più scendere e chiederete in ginocchio di rimanere negli anni '60 insieme a George Amberson!

Dopo questo pippone infinito di sensazioni e impressioni arriviamo al sodo, ovvero la trama:
Jake Epping è un professore di letteratura che vive a Lisbon Falls, nel caro vecchio stato del Maine. Jake è un uomo abbastanza sfogato: la moglie, alcolizzata e anche un po' stronza, lo ha lasciato nonostante lui l'abbia sempre assistita durante i suoi tentativi di disintossicarsi. E perché poi? Il motivo ufficiale è che lui non sa piangere!! Quindi Jake non è che faccia proprio una bella vita, è solo e il massimo del divertimento è correggere i compiti, anche quelli degli studenti delle lezioni serali. È così che attraverso il tema del bidello della scuola viene a sapere che l'uomo è scampato da ragazzino al massacro della sua famiglia, perpetrato dal padre a colpi di martello.
Jake è anche un abitudinario e per i suoi pasti veloci da single si concede spesso un hamburger in una vecchia tavola calda gestita da Al. Ed è proprio da Al che succede la cosa più improbabile: l'uomo un giorno lo contatta, Jake va alla tavola calda e la trova sprangata. Non solo: l'Al che viene ad aprire è vecchio come Matusalemme ed è pure malato terminale di cancro! Ma come è possibile?? ...beh... Nell'universo di King succede che nella dispensa di una vecchia tavola calda si nasconda un passaggio temporale che permette a chi lo attraversa di finire dritto dritto nel 1958, precisamente il 9 settembre 1958, ore 11.58.
Al chiede a Jake di andare a dare un'occhiata...come se fosse facile fare avanti e indietro tra passato e presente, senza aver voglia di vedere come si viveva al tempo dei nostri genitori! Infatti Al chiede a Jake qualcosa di più e gli svela il suo progetto: vorrebbe che Jake rimanesse nel passato per un po', ovvero fino al 1963, per sventare l'assassino di J.F.Kennedy. Dopo vari ripensamenti Jake accetta e fornito di una nuova identità, quella di George Amberson, professore che sta scrivendo un libro, diventa l'eroe che tenta di cambiare la storia, nonostante il passato abbia ferree regole e non voglia interferenze.

Questi i fatti... La bellezza del romanzo sta nel salto temporale, perché voi lettori verrete catapultati insieme a Jake-George negli anni a cavallo tra i '50 e i '60 e vorrete rimanere lì per sempre!

I temi cari allo zio Stephen ci sono tutti:

Le piccole città di provincia 
Lisbon Falls, Jody, Derry (sì avete letto bene, c'è anche lei!)
Sono microcosmi ristretti in cui tutti sanno tutto di tutti e si sa che nel paese piccolo la gente mormora e lo straniero appena giunto in città è guardato con diffidenza, ma se poi riesce a provare di essere una brava persona diventa il punto di riferimento dell'intera comunità.

Il male che si insinua nelle cose, negli edifici, nei paesi.
King insinua l'idea che ci siano aree dove il male prolifica perché sono cariche di influenze negative e in quei luoghi possono succedere solo brutte cose. Il male può dormire per un po' ma poi torna sempre con forme e modi diversi, ma torna, siatene certi!

Quei piccoli passaggi che ti fanno correre un brivido lungo la schiena e ti ricordano che lui è sempre il re del genere horror
Un pazzo uscito dal passato che attenta alla vita dell'ex moglie, un allibratore che ti picchia a sangue, piaghe da radiazione... King non si dimentica perché è famoso e vuole ricordarlo anche al suo fedele lettore!

Le autocitazioni
King ama disseminare le sue opere di riferimenti ad altri suoi romanzi, in un continuo gioco a rimpiattino coi suoi aficionados.
Così qui una lunga parte è dedicata alla Derry che è stata teatro delle vicende di "It", facendo addirittura comparire due dei ragazzini protagonisti, che hanno anche il compito di introdurre uno degli elementi chiave del romanzo.

Ma ora veniamo al motivo che rende questo libro speciale:

Lo spirito pop:
Lo zio ama riempire i suoi romanzi di citazioni pop e riferimenti a libri, film, canzoni, che lo hanno ispirato e qui la lista è infinita! Se solo ascolterete una delle tante canzoni citate avrete immediatamente l'atmosfera giusta per leggere il romanzo: è "In The Mood" di Glen Miller.


Jake poi non si limita ad andare nel passato e a cercare di sventare un omicidio eccellente. No!
Lui diventa parte di quel mondo. Se nel presente la sua vita è scialba e vuota, nel passato vive pienamente, si attornia di amici e si fa voler bene da tutti.
Le pagine per me più belle sono state quelle centrali in cui arriva a Jodie, cittadina rurale nei pressi di Dallas e trova qui la sua dimensione.
Jake-George diventa un professore molto simile al "capitano mio capitano"di Robin Williams, che vorrebbe leggere ai ragazzi "Il giovane Holden", nonostante all'epoca il romanzo fosse bandito dalle biblioteche scolastiche, inscena spettacoli teatrali e feste di beneficienza, spinge gli studenti verso le loro vere passioni.

La parte romance
La storia d'amore tra Jake-George e Sadie è una delle più belle che abbia letto ultimamente. Sadie è un personaggio di donna indimenticabile per la sua apparente fragilità e la sua grande forza d'animo.
Grazie a loro mi sono sentita trascinata sulla pista da ballo a ballare il lindy hop, un ballo molto in voga all'epoca, che sicuramente avrete visto in qualche film senza darvi grande importanza.
Quando George e Sadie ballano si crea una magia e, ve lo assicuro, leggerete una delle pagine più belle del romanzo.

Lo stesso zio Stephen torna indietro nel tempo
Perché Jake-George non è altri che il nostro caro maestro del brivido che immagina di poter tornare al tempo in cui era un imberbe giovane, che andava ai matinée e sognava di scrivere il romanzo della vita.
King descrive qualcosa che ben conosce e che ha vissuto nella sua adolescenza e giovinezza, di un mondo a tinte pastello e che di certo ricorda come il più bello della sua esistenza.
Per rivivere il passato traveste la sua nostalgia di azione e movimento e di un desiderio, ovvero che Kennedy non fosse morto a Dallas per mano di un uomo così da poco che agognava soltanto di essere famoso.

La poesia che crea in questo suo capolavoro è così di alto livello che gli si perdona anche il senso di deja-vu che lega a doppio filo il suo romanzo al celeberrimo film "Ritorno al Futuro"
E il finale è così perfetto e delicato che...preparate i fazzoletti!

P.s. Se avete amato il romanzo state invece alla larga dalla serie televisiva...roba per pigri che non leggono.
A mio marito è piaciuta perché appunto lui non legge...ma sceneggiatori: dovete spiegarmi tante cose! Sorvolando sul cambiamento di date per il salto temporale e alcuni nomi... Ma perché Jake se ne va in giro nel passato a dire a cani e porci che viene dal futuro!?!?!? E la cosa bella è che nessuno fa una piega!! "Vieni dal futuro? Ma che, davero!?!?!?"
Sorvoliamo anche sui numerosi cambi di trama e aggiunte di fantasia (è il cinema bellezza), ma come la mettiamo con Bill Turcotte, divenuto di colpo la spalla, l'aiutante di Jake??? Ma perché?? Aggiugiamoci pure che Bill "occhio di lince" diventi amico degli Oswald (quando nel libro Jake sia ossessionato dal non avere contatti con loro per non interferire col passato e cambiere i fatti) e avremo il quadro completo della vaccata...

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